TUTTO IL RESTO È NOIA (NO, NON HO DETTO FOIA…)
ROMA, 1° aprile 2016 - Dopo averlo lungamente annunciato, il Governo si appresta a varare quello che sarebbe dovuto essere il Freedom of Information Act italiano. Il testo finora trapelato ha deluso ogni aspettativa e molti sono stati i legittimi rilievi (dalle eccezioni troppo vaghe al meccanismo del silenzio-diniego, ecc.).
Tuttavia, il FOIA si distingue per un aspetto cruciale finora trascurato da quasi tutti i commentatori, ovvero assicurare il diritto del cittadino ad accedere alle informazioni della Pubblica Amministrazione al fine di esercitare un controllo sul suo operato, chiedendo conto delle scelte e dei risultati del lavoro amministrativo.
Purtroppo ciò che costituisce la ragion d'essere della disciplina in vigore in gran parte dei Paesi occidentali è esplicitamente negato dalla legge italiana, anche da quella di prossima approvazione, secondo cui tale diritto equivarrebbe “alla richiesta di esercizio di un controllo generalizzato sull’attività della PA attraverso una inammissibile azione popolare sulla trasparenza dell’azione amministrativa”.
D’altronde il legislatore è stato più volte chiaro in merito: l’impianto della vecchia Legge 241 del 1990 non si tocca. Tradotto: i cittadini possono accedere alle informazioni della PA, ma non per controllarne l’operato. E per cosa allora?
Queste sono le modifiche che FOIA.it propone da oltre 4 anni: